Museo della Resistenza e degli XI Martiri

Ultima modifica 20 gennaio 2022

Dopo l’8 settembre 1943, e per tutti i nove mesi della occupazione tedesca e della guerra nel Lazio, Palestrina fu un luogo di collegamento importante con il fronte di Cassino.
La sua posizione divenne strategicamente più rilevante dopo lo sbarco alleato ad Anzio-Nettuno, nel gennaio 1944, e per questo fu ripetutamente oggetto di bombardamenti che devastarono la città ed il territorio circostante, provocando diverse centinaia di vittime.
In maggio Palestrina diventò luogo obbligato di passaggio per le truppe tedesche in ritirata da Valmontone e nelle sue campagne si moltiplicarono scontri sempre più impegnativi con i partigiani: il 28 maggio uno di questi scontri a Vigesimo, durante il quale era stato ucciso un soldato tedesco, provocò la rappresaglia tedesca nell’osteria della frazione, gestita dalla famiglia Pinci. Entrati nel locale, i nazisti riunirono dieci ragazzi, compresi i fratelli e le sorelle Pinci ed una giovane donna che si trovava lì. Ad essi si unì il capofamiglia, Agapito Pinci, che non volle abbandonare un figlio malato. Tutti pensarono di essere stati selezionati per lavorare sulla strada provinciale per Valmontone e che sarebbero tornati a casa in serata come in passato, ma poco dopo essersi avviati, furono giustiziati tutti e undici nei pressi della casa. I tedeschi rimasero sul luogo anche il giorno successivo e non permisero a nessuno di avvicinarsi. Il comando tedesco, cui si erano rivolti i familiari per seppellire i morti, ammise che si era trattato di rappresaglia non autorizzata, ma non restituì i corpi, che furono seppelliti nel cimitero cittadino solo due giorni dopo l’arrivo degli alleati.

Contatti e indirizzo


Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito?
1/2
Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?
1/2
Vuoi aggiungere altri dettagli?
2/2
Inserire massimo 200 caratteri
È necessario verificare che tu non sia un robot